statistiche di accesso Comunismo Libertario
logo al


 

 

logo ottavo

presso la sede FdCA - Piazza Capuana 4

 

Dopo l'inaugurazione della sede del Centro di Documentazione "Franco Salomone" nel pomeriggio di sabato 30 ottobre, negli stessi locali, domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre 2010, la FdCA terrà a Fano il suo 8° Congresso Nazionale.

Dopo un anno di preparazione e di dibattito, la FdCA si appresta ad approvare documenti di strategia politica e di tattica generale su temi quali l'energia e l'ambiente; i movimenti e le lotte sul territorio; le lotte sindacali; la situazione economica internazionale ed italiana.

Con questo Congresso, la FdCA intende ridefinire ed aggiornare le sue posizioni politiche, adeguando le sue tesi ai mutamenti intervenuti negli assetti e nelle dinamiche del capitalismo internazionale, nel ruolo dello Stato, nelle prospettive di lotta nel territorio e nei luoghi di lavoro. Da questo Congresso è attesa una rinnovata omogeneità sul piano della strategia politica, base fondante dell'organizzazione politica dei comunisti anarchici in Italia e nel mondo.

Il Congresso è altresì chiamato alla definizione di un documento di orientamento programmatico per la politica dei comunisti anarchici della FdCA a livello internazionale e nazionale nella attuale situazione politico-economica. Le esperienze di lotta e di movimento, le riflessioni e gli insegnamenti accumulati, nel periodo dal 7° Congresso del 2006 ad oggi, confluiscono così in un programma di azione e di iniziativa a sostegno del ruolo dei comunisti anarchici negli organismi di massa, nei movimenti, nelle lotte anticapitaliste ed antiautoritarie per l'uguaglianza e la libertà.

 

 

 

Documento finale VIII Congresso della FdCA

 

COSTRUIRE UNITA' E SOLIDARIETA' PER L'ALTERNATIVA LIBERTARIA

Il mito neoliberista di uno sviluppo inarrestabile legato alla diffusione del

mercato si è dissipato, lasciando postumi dolorosi di contrazione dei mercati, solo

apparentemente risolvibili con l'acutizzarsi della concorrenza e con il dumping

sociale internazionale. Così il capitalismo, mentre ridisegna la sua geografia,

trova una apparente unità nello scaricare - proprio grazie alla globalizzazione - la

sua crisi finanziaria sulle economie reali di interi continenti e dei singoli Stati.

Perché il capitalismo approfitta da sempre delle crisi per rigenerarsi, e

ristrutturare a suo vantaggio i rapporti di forza delle classi.

In particolare in tutto l'occidente alla classe lavoratrice viene imposto di pagare

il costo di una crisi che non ha creato, di accettare un arretramento delle

condizioni di vita e di lavoro, un periodo di transizione di instabilità economica e

sociale che modifica in profondità le condizioni di vita, in nome della

concorrenzalità con aree geografiche a forte crescita e più bassi costi sociali.

L'attacco è all'intera struttura sociale, ai diritti ed alle certezze acquisite dai

lavoratori con decenni di lotte in periodi di espansione, un attacco alla presenza

stessa di un movimento operaio organizzato.

Con il doppio obiettivo di abbassare i costi, drenando ingenti risorse dal salario

diretto, indiretto e differito necessarie all'auto-finanziamento della crisi, e di

ricondurre la classe lavoratrice ad uno stato di ulteriore subordinazione agli

interessi aziendali e quindi del mercato.

I lavoratori e le lavoratrici vengono messi in concorrenza spietata fra loro per il

mantenimento di posti di lavoro sempre più fragili e meno remunerativi, mentre si

cerca di disarticolare ogni risposta collettiva con l'abbattimento della agibilità

sindacale e l'espulsione dal tavolo della concertazione di ogni sindacato non

collaborativo.

A questo si accompagnano processi di riduzione di spazio di democrazia sostanziali

in tutti i paesi europei, favoriti anche dallo svuotamento del ruolo politico di

indirizzo degli Stati, meri applicatori delle direttive economiche sopranazionali

che consistono in politiche di riduzione della spesa pubblica, essenzialmente dei

servizi, a favore di politiche finanziarie e privatistiche di bilancio e di gestione

del territorio e delle risorse.

Anche qui si cerca di convincere i lavoratori che agire sulla riduzione dei costi

dei servizi pubblici e sulla contrazione della platea di coloro che ne hanno accesso

significhi un risparmio individuale invece che un impoverimento collettivo, con la

riduzione del salario indiretto e l'aumento del prelievo fiscale. Con il conseguente

ridursi degli spazi di partecipazione politica, ridotta a culto di personalità o

ricerca di posti di potere.

Sul piano sociale l'impoverimento così generato autoalimenta l'insicurezza, che

acuisce i processi di divisione e spinge a cercare risposte individuali per la

sopravvivenza e porta al degradarsi del territorio e delle relazioni sociali, con

l'esclusione di ogni soggetto che non rientra nella logica della produzione e del

consumo.

Ma l'unità e la solidarietà che scompaiono dai luoghi di lavoro, dai ranghi del

sindacato, dalle lotte nel territorio, dalle manifestazioni e dagli scioperi,

possono essere recuperate, riattivate e re-immesse in circolo solo con un lavoro

capillare in ogni situazione che richieda la presenza, l'intelligenza politica, la

capacità di unire e non dividere, di sviluppare solidarietà e non competizione, da

parte degli attivisti rivoluzionari.

In questo contesto il ruolo dei Comunisti Anarchici è, ogni giorno, ovunque siamo

presenti, continuare a diffondere pratiche politiche e relazionali libertarie,

autogestionali e antigerarchiche come metodo, costruire gradualmente idee ed

obiettivi alternativi al capitalismo ed agli Stati, come nostra piattaforma,

costruire solidarietà e progettualità condivisa anche a livello internazionale.

Sostenere quelle parti di sindacato e quelle lotte sociali ancora in grado di

sviluppare conflittualità e richiedere redistribuzione delle ricchezze invece di

socializzazione delle perdite significa costruire, qui e ora, un'alternativa di

classe.

Appoggiare le lotte di difesa dei diritti acquisiti ed il loro allargamento ai

soggetti esclusi, allargare i diritti di cittadinanza, combattere le forme di

criminalizzazione della povertà che sono alla base del razzismo sempre più diffuso,

difendere i beni comuni con la rivendicazione di obiettivi unitari sempre più

avanzati significa costruire qui e ora un'alternativa alla desertificazione e alla

mercificazione del territorio.

Costruire reti e coordinamenti capaci di federare quelle organizzazioni ed

associazioni che si battono per una medesima prospettiva o che si schierano contro

uno stesso pericolo, (sia esso tanto il neofascismo, il razzismo, il patriarcato,

l'omofobia quanto l'inquinamento, le privatizzazioni, le guerre

dell'imperialismo...), soggetti collettivi capaci di sviluppare obiettivi politici,

culturali, economici condivisi per far crescere le lotte sul territorio che

ridisegnino una società più partecipativa e quindi più giusta, senza ricadere in

meccanismi di delega, significa costruire l'alternativa libertaria.

 

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

Fano, 1 novembre 2010


Documento finale approvato dal VIII Congresso Nazionale della FdCA